L'indice di prestazione energetica (EPgl o IPE), detto anche Indice di Consumo, è un parametro architettonico che esprime il consumo totale di energia primaria per la climatizzazione (in regime continuo degli impianti, 24h) riferito all’unità di superficie utile (espresso in kWh/mq anno) o di volume lordo, in caso di edifici non residenziali (espresso in kWh/mc anno).
In particolare esso indica quanta energia viene consumata affinché l'edificio (o l'unità immobiliare) raggiunga le condizioni di comfort per il riscaldamento invernale, la produzione di acqua calda sanitaria, il raffrescamento estivo e l'illuminazione artificiale (anche se ancora il calcolo degli ultimi due valori non è previsto dalla normativa nazionale per edifici residenziali).
Esso, quindi, tiene conto del rapporto tra l'energia necessaria per portare un ambiente alla temperatura di comfort e la sua superficie utile o volume lordo, in caso di locali non residenziali. Per superficie utile si intende la superficie netta calpestabile dell'ambiente.
L'unità di misura per prestazioni relative ad edifici residenziali è il kWh/mq anno. Il simbolo utilizzato e definito dalla legge è: EPgl (Indice di Prestazione Energetica globale). Spesso viene utilizzato: IPE (o I.P.E.) ma è un acronimo di discutibile correttezza.
Secondo le linee guida per la certificazione energetica DM 26-06-2009 l'EPgl viene determinato nel modo seguente:
EPgl = EPi + EPacs + EPe + EPill
Dove, questi simboli indicano:
Attualmente la formula utilizzata è quindi solamente:
EPgl = EPi + EPacs (indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale + indice di prestazione energetica per la produzione dell’acqua calda sanitaria).Ad un Indice di Prestazione Energetica basso corrisponde un basso consumo di energia e dunque una migliore prestazione energetica. Negli ultimi anni, l'Indice di Prestazione Energetica ha rappresentato e continua a rappresentare uno dei parametri più significativi nel determinare il valore commerciale di un immobile. Un appartamento ristrutturato in classe C (la massima ottenibile per un immobile usato), ad esempio, costa il 10% in più rispetto ad uno in classe G o F. Se invece si paragona lo stesso immobile con uno di classe A la variazione di prezzo può salire fino al 30%. Riescono a raggiungere la certificazione massima (A), però, soltanto le abitazioni di nuova costruzione.
In merito alla recente tendenza al risparmio energetico l'Unione Europea ha chiaramente evidenziato ai Paesi membri una volontà volta alla sostenibilità ambientale e al risparmio energetico in materia edile, soprattutto attraverso la Direttiva 2002/91/CE “rendimento energetico nell'edilizia” e la Direttiva 2006/32/CE “efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici”.
Per adeguarsi a queste nuove disposizioni anche in Italia sono state emanate alcune leggi che stabiliscono dei valori convenzionali dell' IPE che devono essere soddisfatti nell'ambito della realizzazione di nuovi edifici. In particolare il Decreto del Presidente della Repubblica: DPR 59/09, specifica alcuni valori dell'IPE che vanno certificati in corso d'opera.
Dal 1º gennaio 2012, nel caso di offerta di trasferimento a titolo oneroso di edifici o di singole unità immobiliari, gli annunci commerciali di vendita devono riportare l'Indice di Prestazione Energetica (IPE) contenuto nell’Attestato di Certificazione Energetica (ACE). L’obbligo deriva dall’art. 13 del D. Lgs. 3 marzo 2011, n. 28 che ha apportato modifiche al D. Lgs. 19 agosto 2005, n. 192. L'IPE si presta infine ad essere utilizzato come riferimento contrattuale nei servizi di aumento di efficienza energetica che le Energy Service Companies realizzano per conto del cliente.
Per la determinazione del proprio Indice di Consumo è sufficiente disporre di alcuni dati dell’abitazione e delle bollette (consumi elettrici, metano, legna, pellets, ecc.) degli ultimi dodici mesi, in modo da poter quantificare sia il costo che la quantità di energia consumata. Facciamo qualche esempio.
Poniamo che in un’abitazione di 100 m² il consumo elettrico sia di 3.000 kWh anno e quello termico (metano, legna, pellets, etc.) sia di 27.000 kWh anno, per un totale di 30.000 kWh anno. In questo caso il consumo di energia complessivo per metro quadrato di superficie è dunque pari a 300 kWh/m² anno (30.000 kWh anno / 100 m2),(valori simili si riscontrano tipicamente nelle abitazioni realizzate negli anni ‘70/'80, situazioni per le quali si può conseguire un risparmio energetico rilevante senza rifare la casa ex-novo).
Per scoprire dove risparmiare energia è necessario innanzitutto capire in che maniera si suddividono i flussi energetici utilizzati, se e dove vengono maggiormente dispersi o dissipati, eventuali inefficienze impiantistiche o strutturali, abitudini e consuetudini da parte degli occupanti dell'abitazione, tipologia di fonte primaria utilizzata, etc. (in pratica, come sono stati utilizzati questi 30.000 kWh nell'abitazione). Attraverso un sofisticato sistema di analisi, elaborazione, valutazione e modellazione dati, utilizzato a tale scopo dalla nostra società, siamo in grado di evidenziate inefficienze, criticità e problematiche specifiche relative a dispersione energetica da pareti, infissi, finestre, soffitti, pavimenti etc., individuando le più efficaci, efficienti, opportune e risolutive soluzioni impiantistiche.
Con la compilazione del questionario informativo e la sua elaborazione, della durata di non più di 15-30 minuti, il cittadino scopre, ad esempio, di disperdere 10.500 kWh attraverso le pareti esterne, 4.500 kWh attraverso il soffitto, 6.600 kWh attraverso le finestre, di consumare fino a 600 kWh per l’illuminazione artificiale e 300 kWh per la cottura. Con questi dati alla mano, esposti in modo chiaro e sintetico attraverso tabelle e grafici, lo stesso interlocutore, senza bisogno di consulenti o professionisti, è in grado di decidere in quali ambiti dovrà concentrare le risorse che ha deciso di destinare alla riduzione dei propri consumi. La risposta alla domanda: dove è più conveniente e opportuno investire per ottenere un risparmio significativo? A questo punto risulterà evidente.
Una volta individuato gli interventi prioritari da attuare, quindi, verrà spontaneo domandarsi come procedere, dove fermarsi, quanto budget mettere a disposizione per massimizzare il risparmio energetico minimizzando i consumi. A questo proposito può esserci di aiuto il Principio di Pareto, detto anche: “Regola dell’80-20”. Senza addentrarsi nel merito della teoria è sufficiente sapere che l’80% degli effetti è determinato dal 20% delle cause. Gli effetti sono nel nostro caso i 30.000 kWh di energia consumata, mentre le cause sono le perdite attraverso i canali di dispersione quali: pareti, soffitto, pavimenti, finestre, etc. Se sommiamo il peso percentuale delle voci più energivore scopriremo che l’80% dei consumi corrisponderà - all’incirca - al 20% delle cause. In linea generale, i risultati previsti, sono riduzioni di consumo energetico variabili tra il 30% e l’80%. I tempi di ritorno degli investimenti possono variare da qualche mese fino a 5 anni.
La Classe Energetica è rappresentata da una lettera che va da A a G e indica sinteticamente - secondo alcuni parametri dipendenti dalla località in cui si trova l'edificio e dalla sua forma (rapporto S/V) - la qualità energetica ed il consumo dell'edificio.
L'Indice di Prestazione Energetica globale (EPgl) invece è un valore più preciso. Negli annunci immobiliari va inserito il valore EPgl (spesso chiamato IPE) e non obbligatoriamente la classe.
In questo stralcio di ACE (Attestato di Certificazione Energetica) di un appartamento a Roma vediamo come L'Indice di Prestazione Energetica (globale) è di 51,6 kWh/mq anno e la Classe Energetica ottenuta è la Classe: C.
Nell'annuncio immobiliare di questo appartamento bisognerà indicare:
"Indice di Prestazione Energetica: 51,6 kWh/mq anno".